Amido modificato di mais: da dove deriva?

Amido di mais, amido modificato di mais e farina di mais: quali differenze?

Continuano anche oggi i nostri approfondimenti sugli ingredienti che sempre più spesso ritroviamo nelle etichette dei prodotti industriali. Dopo esserci occupati dell’aroma di affumicato oggi ci occuperemo di amido modificato di mais.

Anzitutto cos’è l’amido di mais?

L’amido di mais è un derivato del mais che si ottiene dalla macinazione ad umido del chicco di mais.

L’amido di mais si differenzia dalla farina di mais perché deriva dalla macinazione ad umido di una parte specifica del chicco di mais che si chiama endosperma mentre la farina di mais si ottiene mediante processo di macinazione a secco del chicco di mais intero.

Ma quando si parla di amido modificato di mais?

La parola modificato a noi suscita sempre delle reazioni di disagio perché ci fa pensare a qualcosa che qualcuno ha forzatamente manipolato e che da comune consumatore ci impedisce di avere piena consapevolezza di quello che potenzialmente ingeriamo.

L’Amido modificato di mais è composto da amido di mais sottoposto a processi chimici o fisici per renderlo maggiormente utilizzabile a livello industriale. La sua funzione è di fornire morbidezza al prodotto e mantenere ben amalgamati gli ingredienti. È possibile trovarlo in numerosi prodotti tra cui la maionese industriale e i budini ma anche zuppe spesso erroneamente associate ad un’alimentazione sana. Se indicato in etichetta va considerato come indicatore di scarsa qualità del prodotto e portatore di un maggiore apporto calorico.

Essendo l’amido modificato di mais un derivato del mais importante risulta anche la sua provenienza dato che sempre più spesso si corre il rischio di trovare mais geneticamente modificato che, a causa della proteina insetticida utilizzata per la sua coltivazione, può determinare gravi reazioni allergiche. Questo è uno dei motivi per i quali è preferibile scegliere prodotti dotati di certificazione biologica dato che gli alimenti biologici sono gli unici che, per legge, non possono contenere ingredienti OGM o derivati da OGM.

La direttiva 2001 /18/ Ce del 12/3/01, all’art. 21 Etichettatura, stabilisce che “Per i prodotti per i quali non possono essere escluse tracce non intenzionali e tecnicamente inevitabili di OGM autorizzati può essere fissata una soglia minima sotto la quale tali prodotti non devono essere etichettati a norma del paragrafo 1. I livelli di soglia sono stabiliti in base al prodotto in questione.” Questo ci dice che, sotto una certa soglia stabilita in base ai prodotti, il consumatore non ha modo di sapere se quel prodotto contiene elementi OGM.

Gli alimenti biologici sono gli unici che, per legge, non possono contenere ingredienti OGM o derivati da OGM (neanche nei mangimi per gli animali).

Affumicato o con aroma di affumicatura?

Ciò che mangiamo è potenzialmente tossico? Come si ottiene un prodotto affumicato?

L’affumicatura è un’antica tecnica di lavorazione degli alimenti utilizzata soprattutto per aumentare il tempo di conservazione dei prodotti come carne e pesce ma, in tempi successivi, anche per insaporire. La lavorazione prevede l’utilizzo di legna a basso contenuto di resina che viene sottoposta a combustione alla quale viene esposto il cibo che si vuole affumicare.

I prodotti affumicati sono sempre più diffusi e apprezzati. A tale tipo di lavorazione sono sottoposti numerosi cibi tra i quali ritroviamo il pesce come il salmone, i prodotti caseari come le mozzarelle, le carni come i würstel e anche il thè.

Il costante incremento dei consumatori che apprezzano tale tipo di gusto ha spinto molte aziende a scegliere di aggiungere il gusto di affumicato anche in cibi solitamente non sottoposte ad affumicatura, come le zuppe.

Spesso, però, tale risultato viene raggiunto seguendo la via più rapida e meno costosa che prevede l’aggiunta di aroma di affumicatura. A tale proposito, sul sito dell’Efsa (autorità per la sicurezza alimentare) è scritto che “Gli aromatizzanti di affumicatura sono disciplinati in maniera distinta dagli altri aromi in quanto sono costituiti da miscele complesse che comprendono sostanze non identificate, che danno adito a problemi di sicurezza diversi” (per maggiori dettagli seguire il link aromi di affumicatura Efsa).

Ma allora ciò che mangiamo è affumicato o con aroma di affumicatura?

Ciò che praticamente accade è che ai prodotti il gusto di affumicato venga ottenuto aggiungendo delle miscele chimiche potenzialmente genotossici capaci cioè di danneggiare l’informazione genetica all’interno di una cellula causando mutazioni.

Le normative non prevedono l’obbligo di specificare quale aroma viene utilizzato nel processo di lavorazione: alcune di tali sostanze, malgrado gli studi abbiano dimostrato la tossicità, a basse quantità sembra che possano essere considerate sicure, per altre al momento gli studi non escludono l’elevato rischio anche se assunte in piccole dosi.

Negli alimenti biologici certificati, invece, possiamo trovare solo due tipologie di aromi:

  • preparazioni aromatiche naturali rappresentati da sostanze ottenute da alimenti attraverso l’impiego di procedimenti fisici, enzimatici o microbiologici;
  • sostanze aromatizzanti naturali ottenuti da elementi di origine animale, vegetale o microbiologica attraverso l’impiego di procedimenti fisici, enzimatici o microbiologici.

Leggiamo sempre le etichette prima di acquistare un prodotto e tuteleremo davvero la nostra salute!

Mar Mediterraneo: oggi giornata Internazionale

Oggi celebriamo la Giornata Internazionale del Mar Mediterraneo. Questo splendido bacino di acqua salata che ci regala scorci mozzafiato e colori paradisiaci.

Ma quando e come ha avuto origine? Immaginate che circa cinque milioni di anni fa, il Mar Mediterraneo era una vallata profonda e secca che divideva Europa, Africa e Asia. Questa struttura mutò quando un cataclisma creò un’apertura verso Gibilterra rompendo il muro di contenimento dell’oceano Atlantico. L’enorme cascata d’acqua che ne derivò fu all’origine dell’attuale mar Mediterraneo.

La sua presenza influenza molto il territorio da esso bagnato determinandone il clima, la vegetazione, le coltivazioni e più in generale il microambiente.

Ma qual è l’attuale stato di salute del nostro mare? Immaginate che solo l’1% dell’intera superficie marina terreste è occupata dal mar Mediterraneo ma più del 30% del traffico merci e turistico mondiale passa attraverso questo mare. Credo che questi due parametri siano sufficienti per immaginare le inevitabili conseguenze sulla salute delle specie animali e vegetali che lo abitano.

E le aree marine protette? Non sono sufficienti a tutelare il Mar Mediterraneo? La situazione delle aree marine protette è la seguente:

  • le aree marine protette interessano solo il  4.56% di tutto il Mediteranno
  •  solo lo 0,1% del Mediterraneo è interessato da “zone protette integralmente” dove quindi è proibita la pesca

E questo cosa determina? Tra i vari pericoli ai quali il nostro mare è sottoposto, di certo c’è che l’80% delle specie marine del Mediterraneo sono sovra-sfruttate e alcune specie sono a rischio estinzione come la foca monaca di cui si calcola restino solo 250-300 esemplari,  la tartaruga caretta caretta e il grande squalo bianco.

Tra le poche aree protette segnaliamo il bellissimo Parco naturale regionale Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase sito in Puglia.

Quest’estate quando saremmo tutti riversati sulle spiaggie di questa meraviglia naturale guardiamolo con gli occhi del cuore colmi di gratitudine e prendiamoci cura anche un pò di lui.

Panini all’olio fatti in casa

Come preparare dei buonissimi e morbidissimi panini all’olio fatti in casa ideali per una a colazione gustosa, un picnic con gli amici o uno spuntino goloso?

Solitamente questi sono momenti della giornata in cui facilmente si cade in una scelta di cibo spazzatura perchè rapido, reperibile facilmente fuori casa e soprattutto nell’idea di tanti più goloso del cibo sano.  E invece… l’idea di produrre a casa propria dei buonissimi panini soffici da farcire con marmellata per la colazione o con insalata, ortaggi e tanto altro può mettere tutti d’accordo e rendere meno faticoso il nostro risveglio. Oggi vi proponiamo la ricetta di morbidissimi panini di farina semintegrale. Facili da realizzare e adatti ad ogni ricorrenza. Noi gli abbiamo sperimentati per il compleanno di 5 anni della nostra piccola ed é  stato un successone!

Ingredienti (X 8 PANINI all’olio)

  • 500 gr farina tipo 2
  • 300 ml acqua tiepida
  • 1 cucchiaino colpo di sale
  • 2 cucchiaino rasi di zucchero di canna integrale
  • 70 ml di olio extravergine di oliva
  • 150 gr di lievito madre o 1 bustina di lievito madre essiccato.

Preparazione

Mescolare con una frusta acqua, sale, zucchero e olio sinché zucchero e sale non saranno sciolti.

Mescolare il lievito madre essiccato con la farina e aggiungerli al composto liquido un cucchiaio per volta continuando a mescolare.

Se avete optato per il lievito madre inserire il lievito nel composto liquido e farlo sciogliere. Solo dopo iniziare lentamente ad inserire la farina.

Quando l’impasto inizia a divenire corposo terminare l’impasto con le mani sino ad ottenere una palla liscia e omogenea. Mettere l’impasto in una ciotola capiente, coprire con un canovaccio e lasciar lievitare per 2 ore. Scoprire l’impasto e formare delle palline del pesi di 50 gr da posizionare sulla placca da forno ricoperta di carta forno. Posizionare le palline abbastanza lontane in modo da evitare che si uniscano. Coprire e far lievitare ancora un’ora. Spennellare con qualche goccia di olio extravergine di oliva. Accendere il forno a 200 gradi statico. Quando avrà raggiunto la temperatura infornare la placca con i panini e far cuocere per 15 minuti.

Ecco pronti per essere sfornati dei buonissimi panini all’olio extravergine di oliva che metteranno tutti d’accordo!

N.B. Per chi volesse i panini possono essere arricchiti anche con una spolverata di semi di sesamo o di zucca prima di infornare.

Per la realizzazione della ricetta nel nostro sito potete trovare:

  • Olio extravergine di oliva Gran Pregio
  • Farina tipo 2 La Terra e il cielo

Gnocchi al pesto di menta

Gnocchi al pesto di Menta: un piatto fresco, colorato , profumato e Sano. Cosa chiedere di più?

Ormai è chiaro a tutti che i colori nel piatto fanno bene al corpo e alla vista e così oggi ci siamo impegnati nella preparazione degli gnocchi al pesto di menta: un piatto colorato e che prevedesse l’uso delle verdure a crudo in modo da poter essere certi di conservare tutte le proprietà in esse contenute. Ecco la ricetta semplice ma dal risultato assicurato!

Gnocchi al pesto di menta con cubetti di pomodorini e zucchine

Ingredienti per gli gnocchi (x 4 persone)

300 gr di farina di grani antichi tipo 2

1 kg di patate a pasta gialla

1 cucchiaino di sale integrale

Ingredienti per il pesto

50 foglie di menta

100 gr di mandorle di Sicilia non tostate

1 limone (succo)

Olio extravergine di oliva

Sale e pepe q.b.

Per le verdure

1 zucchina

8 pomodorini

Preparazione

Lavare le patate con la buccia avendo cura di eliminare tutti i residui di terra. Noi per comodità utilizziamo uno spazzolino. Cuocere le patate in abbondante acqua salata per 40 minuti. Per verificare che le patate siano realmente cotte utilizzare una forchetta. Scolare le patate, lasciarle raffreddare qualche minuto, pelarle e schiacciarle con uno schiacciapatate. Versare la farina su un tagliere e disporla a vulcano. Inserire le patate schiacciate e il sale e lavorare l’impasto fino a quando non risulterà omogeneo. Da considerare che la quantità di farina da adoperare è in parte variabile perché dipende molto dalle patate adoperate. Se dovesse essere necessario ridurre o aumentare la quantità di farina indicata. Lasciare riposare per 15 minuti. Tagliare l’impasto a fette spesse 2 cm, lavorare ciascuna fetta ottenendo un serpentino del diametro di 1 cm. Tagliare ciascun serpentino in tronchetti di 1,5 cm e passare su ogni tronchetto ottenuto la forchetta in modo da ottenere delle righe orizzontali. Infarinare e lasciar riposare.

Intanto occupiamoci della preparazione del pesto inserendo in un frullatore o robot da cucina le foglie di menta precedentemente lavate, le mandorle, l’olio extravergine di oliva, il sale, il pepe, il succo di un limone e mezzo bicchiere di acqua. Frullare sino ad ottenere una crema fluida. Se dovesse risultare troppo denso aggiungere ancora un mestolo d’acqua.

Lavare la zucchina e i pomodorini e tagliarli in piccoli cubettini non più grandi di cm 0,5.

Adesso non ci rimane che cuocere gli gnocchi in abbondante acqua salata, scolarli evitando di versarli in uno scolapasta per evitare che si rompano. Io solitamente adopero uno scolapasta di acciaio con manico col quale tiro su gli gnocchi direttamente dalla pentola senza versarli. Ricordarsi di trattenere un bicchiere di acqua di cottura che può tornare utile nella fase di condimento. Riversare gli gnocchi nella pentola, condire con 5 cucchiai colmi di pesto e se necessario qualche cucchiaio di acqua di cottura. Mescolare bene utilizzando un cucchiaio di legno. Impiattare riponendo sugli gnocchi una manciata di cubetti di pomodorini e zucchine, un filo d’olio extravergine di oliva e una spolverata di pepe nero.

Nel nostro sito potete trovare l’olio extravergine di oliva Gran Pregio, la farina tipo 2 e le mandorle di Sicilia.

Alimentazione e cancro: cosa mangiare?

Alimentazione e cancro: ma il cibo può davvero aiutare?

Chi si trova a dover affrontare un percorso di cura, si trova anche sommerso di varie indicazioni spesso contrastanti tra di loro. C’è chi sostiene la sola cura “ospedaliera” screditando la validità di qualsiasi ulteriore apporto. C’è chi invece reagisce con forza contro la “cultura ospedaliera” diffidando a prescindere e optando per le sole cure dette “alternative”. C’è chi riconosce il nesso tra alimentazione e cancro ma non crede alla capacità di incidere sulla cura quando la malattia si è già presentata e c’è chi, invece, sostiene di curare con il cibo. Il paziente a quel punto si trova più impaurito di prima e si sente incapace di discernere ciò che è bene per se. Così ho provato ad analizzare alcuni degli studi in materia di alimentazione e patologie per provare a chiarirci insieme le idee.

Nel cibo tra le varie sostanze è possibile trovarne alcune che nutrono le cellule tumorali. Individuarli sicuramente può aiutare i pazienti nel percorso di cura. Tra queste sostanze ritroviamo le poliammide di cui le cellule tumorali sono ghiotte. Tali sostanze possono entrare nel nostro corpo anche attraverso il cibo. Quale? La carne e più nel dettaglio attraverso il meccanismo di putrefazione delle proteine della carne all’interno dell’intestino, le verdure a frutto come i pomodori, le melanzane, eccetera. La buona notizia è che ci sono degli alimenti che contrastano tali sostanze come per esempio i limoni, il sedano, la curcuma.

Altri cibi che sarebbe meglio evitare sono quelli che incrementano il livello di glucosio nel sangue (glicemia) determinando un incremento dell’insulina, ormone prodotto dal Pancreas che ha come funzione quella di far assorbire il glucosio dalle nostre cellule e mantenere costante il tasso di zuccheri. Quando l’insulina viene prodotta in grandi quantità, si determina la produzione del fattore di crescita cellulare conosciuto come somatomedina e, nelle donne, del testosterone che rappresenta un fattore di rischio importante per il cancro al seno. Molti di questi alimenti sono entrati a far parte del consumo quotidiano come il pane di farina 00, i dolci di pasticceria, le patate. Questi alimenti dovrebbero essere evitati o mangiati saltuariamente.

Ci sono alimenti che invece cedono glucosio più lentamente o che rallentano la velocità di assorbimento del glucosio. Tra questi ritroviamo il riso integrale e i cereali non raffinati, i legumi come le lenticchie, i ceci, i fagioli, i piselli. I semi oleaginosi che favoriscono il buon funzionamento dell’insulina come le noci, le mandorle, i pistacchi, il sesamo.

Tutto questo ci fa inevitabilmente concludere che l’alimentazione gioca un ruolo importantissimo nella cura del nostro corpo in generale e nello specifico che la cura del cibo può anche contribuire alla buona riuscita di un percorso di cura e di guarigione. L’idea è che se c’è un nesso tra alimentazione e cancro nel senso che l’abitudine ad alimentarsi male può agevolare l’insorgenza di tumori è vero anche che una corretta alimentazione può sostenere un percorso di cura.

Oltre all’alimento in se importante risulta la cottura e la conservazione dello stesso.

In relazione alla cottura, L’EFSA – autorità europea sulla sicurezza alimentare – ha dichiarato già nel 2014 la cancerogenicità di una sostanza detta Acrilammide. https://www.efsa.europa.eu/it/press/news/140701

Nel comunicato la stessa Efsa annunciava “sulla base degli studi sugli animali, l’acrilammide negli alimenti aumenta potenzialmente il rischio di cancro per i consumatori in tutte le fasce d’età. L’acrilammide negli alimenti è prodotta dalla stessa reazione chimica che conferisce al cibo la “doratura” – rendendolo anche più gustoso – durante la normale cottura ad alta temperatura (+150°C) in ambito domestico, nella ristorazione e nell’industria alimentare.” La stessa EFSA ha stilato un rapporto in cui valuta i livelli di acrilammide e di altre sostanze nocive nel cibo (2015-2016).

Infine va fatto almeno un cenno all’importanza della conservazione dei cibi. Tra i vari aspetti, per semplicità, scelgo di analizzare solo quello relativo ai contenitori che potrebbero far migrare sostanze tossiche o cancerogene dal contenitore al cibo che ingeriamo. Tra questi troviamo la plastica e le lattine. Da un’inchiesta di Report di ottobre 2016, è emerso che” Le plastiche sono colorate, morbide, dure, trasparenti, ma per realizzarle servono plastificanti, antiossidanti, inchiostri, solventi. Una piccola dose di sostanze chimiche migra dal contenitore al cibo. Ci sono delle norme europee da rispettare e dei limiti da non superare perché alcune sostanze interferiscono col sistema endocrino, e altre sono cancerogene. Però si scopre che il limite consentito per il bisfenolo A, contenuto in molte lattine (dalla conserva al tonno), per le autorità sanitarie francesi non è sicuro, e quella sostanza in Francia è stata bandita. Un calcolo che nessuno ha fatto è sulla somma delle sostanze che a fine giornata una persona assume. Invece per quel che riguarda le dose massime giornaliere consentite, si riferiscono a un adulto di sessanta chili. Nessuno sa quale sia la dose tollerabile per un bambino.

Anche nel “il venerdi di Repubblica” del 21 aprile 2017 é stato  pubblicato un articolo dal titolo “quei veleni nascosti dove meno te l’aspetti” attraverso il quale la giornalista Silvia Bencivelli racconta delle sostanze pericolose contenute in prodotti come le plastiche che avvolgono alimenti e contengono bevande.

L’indicazione è quindi quella di prediligere barattoli in vetro e certificati per evitare che il nostro cibo perfetto si trasformi in un attentato per il nostro copro.

 

N.B. Questo articolo non può essere considerato sostitutivo di indicazioni mediche specifiche.

Giornata mondiale del Commercio equo e solidale

Oggi ricorre la giornata mondiale del commercio equo e solidale

Ma cosa significa Commercio Equo e solidale? Pensiamo che quella di oggi sia un’occasione importante per ricordare quali sono i valori su cui si fonda questa particolar attività economica e come questa si è trasformata rispetto all’origine.

Anzitutto individuiamo alcuni dei  principi fondanti del commercio equo e solidale. Gli aspetti principali sono:

  • prezzo equo da riconoscere ai produttori
  • Creazione di una rete commerciale attraverso la quale distribuire prodotti di qualità ma che per scarsità di mezzi o di contatti non arriverebbero mai alla grande distribuzione
  • Pagamento anticipato di parte degli ordini per permettere a chi non ha risorse sufficienti di avviare la produzione

L’idea innovativa del commercio equo é stata quella di pensare ai prodotti come ad un progetto condiviso tra chi produce, chi distribuisce e chi acquista.
Oggi il commercio equo e solidale ha fatto un ulteriore passo avanti: commercio equo e solidale non é più “soltanto” sud del mondo così come siamo abituati a pensarlo ma é sostegno alle   economie solidali. Per questo oggi é possibile trovare nelle botteghe del mondo anche prodotti equo e solidali italiani come quelli realizzati sulle terre confiscate alla mafia con marchio libera terra, quelli provenienti da cooperative sociali nelle quali lavorano disabili, ex carcerati, donne soggette a violenza e tanto altro. Tutti questi progetti sono accomunati dalla convinzione che la restituzione della dignità della persona passa anche attraverso la realizzazione lavorativa. Tanti di questi prodotti vengono realizzati occupandosi anche della tutela dell’ambiente e con certificazione Bio. Come per tutti i settori, anche nel commercio equo, giunto anche nella grande distribuzione, i progetti sono differenti da marhio a marchio e da progetto a progetto: è possibile, infatti, trovare le piccole aziende agricole o artigianali in cui lavorano donne delle aree rurali che vivono in capanne in zone del mondo sperdute e grandi imprese iscritte nel registro internazionale del commercio equo e solidale che fungono da terzisti per grandi marchi. Per aiutarci a scegliere importante risulta sempre leggere le etichette e eventualmente consultare anche le pagine web che descrivono nel dettaglio il progetto relativo a ciascun prodotto. Solitamente noi consigliamo di scegliere i prodotti che forniscono una quantità di informazioni maggiore.
Noi abbiamo scelto di proporre alcuni di questi prodotti capaci di rispondere ai requisiti di qualità, certificati Bio e a elevato impatto sociale. Per questo é possibile trovare nel nostro sito i paccheri e le caserecce di libera terra, il caffé 100%arabica di Altromercato, il cioccolato fondente con quinoa, con fave si cacao o all’arancia di Altromercato. Provateli e contribuirete a diffondere un’economia sostenibile!

Involtini di foglie di vite

Foglie di Vite per una ricetta sana e originale: involtini di foglie di vite

Involtini di foglie di vite?? E’ proprio vero che nulla – o quasi – rapresenta un vero rifiuto. Bisogna “semplicemente” dimenticare per un attimo le proprie abitudini sedimentate in anni e provare a vedere le cose con occhi nuovi… magari facendoci aiutare dagli altri. Ed è sulla base di questo tentativo che ho provato a lanciarmi in una ricetta per me nuova adoperando come ingrediente un elemento per me sino ad oggi di “scarto”.. le foglie della vite. Per me questo non è mai stato un  ingrediente adoperabile in cucina forse perchè le foglie della vite non si vendono al mercato, forse perchè è sempre più difficile trovarle non trattate o forse semplicemente perchè non mi sono mai disconstata dalle abitudini gastronomiche della mia famiglia. Era però almeno un anno che guardavo queste bellissime foglie nell’orto e le osservavo nel susseguirsi delle stagioni aspettando il giorno in cui sarebbero state nuove, belle, abbastanza grandi ma non troppo per non rischiare di rimanere dure e finalmente maggio è arrivato! Le nuove foglie sono ormai pronte e perfette per essere impiegate in questa ricetta tipica di vari Paesi del Mediterraneo come ad esempio la Grecia e Cipro. Ciò che secondo me rende ancor più intersante questa ricetta sono le innumerevoli proprietà racchiuse nelle foglie di vite ricche di antiossidanti, vitamine e sali minerali (per maggiori info potete consultare anche il sito www.inerboristeria.com ).

Così le nostre foglie si sono trasformate in involtini di foglie di vite a base di riso ed erbe aromatiche perfetti anche per la stagione calda – anche se sembra ancora autunno – dato che vanno serviti freddi. Provateli! Sono davvero buoni e incuriosiranno anche tutti i vostri amici.

Ingredienti per 10 involtini

  • 200 gr di Riso Vialone nano
  • 12 Foglie di vite Bio non trattate
  • 1 limone (succo)
  • 3 rametti di Finocchietto selvatico
  • 1 Cipolla dorata
  • 10 foglie di menta
  • 1 ciuffo di prezzemolo
  • Sale, Olio extravergine di oliva e pepe q.b.

Preparazione

Lavare le foglie di vite e sbollentarle per 5 minuti. Riporle su un canovaccio per farle raffreddare e asciugare.

Tagliare finemente la cipolla e riporla in una casseruola con tre mestoli di acqua per farla appassire. Lavare e tagliare finemente le erbe aromatiche (menta, finocchietto, prezzemolo, pepe) aggiungerle alla cipolla e mescolare. Lavare sotto l’acqua corrente il riso e aggiungerlo alla cipolla e alle erbe aromatiche. Irrorare con 2 bicchieri di acqua. Salare e lascia cuocere a fuoco lento per 10 minuti avendo cura di mescolare spesso per evitare che il riso si attacchi sul fondo della pentola.

Comporre gli involtini adagiando su ciascuna foglia un cucchiaio colmo di riso. Chiudere l’involtino piegando prima la parte alta della foglia e dopo le due parti laterali e infine arrotolandolo per chiuderlo.

Ripetere le operazioni per tutte le foglie avendo cura di lasciarne due con le quali ricoprire la casseruola nella quale riporremo gli involtini per ultimare la cottura. Riposti tutti gli involtini nella pentola irrorare con il succo di un limone e ricoprire tutti gli involtini di acqua. Salare. Apporre sugli involtini un peso per evitare che si aprano. Noi abbiamo usato un piatto poco più piccolo del diametro della pentola e abbiamo riposto su di esso una ciotola colma d’acqua. Lasciar cuocere a fuoco basso e fino ad esaurimento dell’acqua (60-80 minuti). Lasciar raffreddare. Servire freddi insaporiti con olio extravergine di oliva e una spolverata di pepe nero.

Nel nostro sito potete trovare il Riso vialone nano, il finocchietto selvatico essiccato, la menta essiccata e l’olio extravergine di oliva. Veniteli a provare!

Carta riciclata benefici per l’ambiente

Carta Riciclata? Assolutamente SI

La carta riciclata permette di registrare innumerevoli benefici per l’ambiente che abitiamo e proprio per sottolinearne l’importanza in queste giorni si sta realizzando la campagna “Riciclo aperto” (dal 26 al 28 aprile). Questa campagna prevede “porte aperte” nella filiera del riciclo della carta e cartone.

L’obiettivo è quello di rispondere agli interrogativi di sempre: ciò che differenziamo viene trasformato davvero in una nuova materia prima? come si produce la carta riciclata?

Questa campagna ha spinto anche me a informarmi maggiormente sui dati relativi alla differenziata e ho cercato di capire quanto di ciò che raccogliamo viene realmente trasformato e in cosa si traduce in termini di impatto ambientale. Come azienda abbiamo fatto da subito la scelta di utilizzare per le spedizioni unicamente materiale riciclabile ma oggi questo evento ci ha suscitato l’esigenza di approfondirne gli effetti.

Se parliamo di dati e consideriamo il rapporto annuale di raccolta riciclo e recupero di carta e cartone di luglio 2016 emerge che in Italia la media pro capite di raccolta è di 51,5 kg. Ciò che emerge è che ad un incremento di raccolta al sud corrisponde una riduzione generale dei rifiuti e un minor consumo di carta grafica al Nord.

Ma questo cosa significa in termini di ambiente?

Riciclare significa, ad esempio, dover destinare meno territorio alle discariche indifferenziate.

Recuperare mediante il riciclaggio di rifiuti permette, inoltre, di trasformarli in materie prime divenendo cosi fonte di ricchezza e non più di inquinamento.

E in termini di alberi risparmiati? Ogni 70 kg di carta recuperata si evita di tagliare un albero.

Tra i benefici troviamo anche la riduzione dell’uso di acqua impiegata per la produzione di carta e l’emissione di CO2 nell’atmosfera.

Immaginate quanti aspetti positivi nel semplice gesto di lasciare la nostra carta nel contenitore blu e non in quello nero.

Credo ce ne siano abbastanza!

P.S. Per maggiori dettagli sulla campagna Riciclo aperto e  per prenotare la partecipazione a uno degli eventi in programma è possibile contattare direttamente Comieco, Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica.

Torta crudista al pistacchio

Torta crudista ai pistacchi: una modo per concederci una dolce coccola senza sensi di colpa!

Il sole e la temperatura più calda di queste settimane ha suscitato in me la voglia di rispolverare le ricette crudiste che hanno accompagnato la mia alimentazione sino all’inizio dell’inverno. Ma cos’è il crudismo? E’ un regime alimentare che si fonda sull’utilizzo principalmente di frutta e verdura crude a cui vengono aggiunti semi e germogli. Praticamente è una forma di veganesimo più stringente perché elimina tutto ciò che è cotto ad una temperatura superiore ai 40 gradi. Per maggiori informazioni su questo regime alimentare è possibile anche consultare il sito di cibo crudo. La particolarità di questo regime alimentare è che ti permette di scoprire che, abbinando bene i vari elementi, non abbiamo più bisogno di prodotti come lo zucchero. La mia scoperta più grande è stata quella dei dolci: un’estrema bontà senza l’aggiunta di burro, latte, uova, zucchero e senza la cottura in forno. Ma com’è possibile? Ci sono cibi naturalmente molto dolci che combinati con altri ingredienti ci permettono di ottenere super risultati senza doverci sentire in colpa per aver appesantito il nostro corpo con zuccheri raffinati e ingredienti di pasticceria. Alla frutta dolce solitamente viene abbinata la frutta a guscio che permette di donare consistenza alle ricette. Io ho scelto di eliminare ogni tipo di zucchero raffinato dalla mia alimentazione e il crudismo mi permette di concedermi una torta di tanto in tanto. Vi propongo la mia preferita perché secondo me ha una consistenza davvero spettacolare e l’abbinamento di sapori rende dipendenti. Per me il TOP è la torta crudista di pistacchi. Ecco la ricetta

Torta crudista ai pistacchi

Ingredienti per la frolla

  • 60 gr di burro di cacao
  • 250 gr di farina di pistacchi (pistacchi al naturale frullati)
  • scorza grattugiata di arancia bio
  • 1 pizzico di sale
  • 110 gr di crema di datteri ottenuta frullando 50 gr di datteri con 60 gr di acqua (per chi può è possibile sostituire questo ingrediente con 110 gr di sciroppo d’agave)

Ingredienti per la crema pasticcera Raw

  • 1 tazza di mandorle crude (lasciate precedentemente in ammollo)
  • 1 tazza di datteri (precedentemente lasciati in ammollo)
  • 1 tazza di arance sbucciate
  • 1 cucchiaino di vaniglia bourbon in polvere
  • 80 g di olio di semi di girasole
  • 20 gr di farina di cocco (facoltativo)

Ingredienti per decorare

  • 15 mandorle
  • farina di pistacchi q.b.

Preparazione

Per la frolla: sciogliete il burro di cacao a bagnomaria, amalgamatelo a tutti gli altri ingredienti e stendete l’impasto in una tortiera a cerniera da 20 cm.

Riponetela in frigo e preparate la crema pasticcera. Frullate tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Versate la crema sopra la frolla e riponetela in frigo per almeno tre ore. Decorate con farina di pistacchi e con le mandorle o con la frutta che preferite.

Spero vi piaccia! 😉

N.B. Sul nostro sito è possibile trovare i pistacchi, le mandorle di Sicilia e l’olio di semi di girasole!

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