Frutti Rossi: attenti che non siano radioattivi

Frutti Rossi: ricchi di proprietà benefiche ma se coltivati nel luogo sbagliato possono minare la nostra salute

Ormai in primavera spuntano ovunque i frutti rossi (anche se la stagione è ancora prematura). La maggior parte di quelli che ritroviamo nella grande distribuzione derivano dall’Est Europa così come anche la maggior parte dei funghi presenti sugli scaffali dei supermercati (le confezioni di funghi essiccati non riportano neppure la provenienza del prodotto ma solo l’indicazione dell’azienda che li trasforma o commercializza).

Ma perché è così importante conoscere la provenienza di ciò che mangiamo? Perché ci sono territori diversi e cibi diversi: Ci sono territori molto inquinati e territori meno inquinati, cibi a elevano assorbimento di inquinanti e cibi più “puliti”.

L’Efsaautorità sulla sicurezza alimentare, aggiorna periodicamente l’elenco dei cibi a maggior assorbimento di pesticidi (per i quali è fortemente consigliata la scelta del Bio) e cibi a basso assorbimento. Tra quelli ad elevato assorbimento di pesticidi ritroviamo anche i frutti rossi. Ricordo che nel periodo delle amiche tutte in gravidanza :-) , alcune evitavano per tutta il periodo di gestazione, di mangiare le fragole. Perché? Le loro mamme avevano riferito che questi frutti sono paragonabili a delle spugne che trattengono tutti gli inquinanti e quindi non fanno bene neppure al bambino. Si scopre che le nostre mamme o le nostre nonne già seguivano le indicazioni che oggi ci giungono dalle autorità in materia di sicurezza alimentare.

Ma tutto questo cosa centra con l’Est Europa? Ci sono zone in cui si paga ancora lo scotto di disastri ambientali come Chernobyl e proprio per la grande capacità di assorbimento di questi frutti alcuni trattengono ancora la radioattività di cui quei territori sono ancora invasi. In territori come Fukushima, anch’esso colpito da un’esplosione di una centrale nucleare, i livelli di controllo sul cibo sono diventati molto più elevati e alcuni dei prodotti italiani, che importano e trasformano i frutti rossi provenienti da territori come la Bulgaria, sono stati bloccati all’ingresso. Perché? Perché avevano un livello di radioattività più elevato di quello consentito. Nei territori colpiti da questo tipo di problematica molti cibi non sono più consentiti e quindi? Questi prodotti vengono esportati all’estero e arrivano anche in Italia perché l’Europa ha una regolamentazione meno rigido. Questo non appare sulle etichette e l’unico modo che noi consumatori abbiamo per tutelarci è evitare alcune provenienze. Consideriamo che per i frutti freschi capire la provenienza è più facile dato che è obbligatorio per i negozi di ortofrutta esporre la provenienza dei prodotti. Per i prodotti confezionati come marmellate, composte, conserve varie, questa obbligatorietà non c’è e quindi risulta più difficile scegliere. Alcune aziende, soprattutto se aziende agricole che trasformano direttamente la propria frutta, inseriscono in etichetta la dicitura “100% frutta italiana”. Questo garantisce la provenienza del prodotto. Nel Biologico, invece, sotto la fogliolina verde che simboleggia proprio l’origine biologica del prodotto, è indicata la provenienza (UE O NON UE). Questa potrebbe essere una prima indicazione. Chiaramente solo prediligendo prodotti trasformati direttamente dalle aziende agricole è possibile avere l’indicazione precisa della provenienza della frutta. In ogni caso è sempre meglio prediligere chi sceglie di indicare il luogo di coltivazione della materia prima.

La buona notizia è che rapporto Efsa sui pesticidi negli alimenti risulta che i prodotti Italiani sono i più controllati e quindi sicuri di Europa.

Per maggiori informazioni sui prodotti a maggiore rischio è possibile consultare anche il sito di Ewg  organizzazione americana non-profit specializzata in ricerca sulla tossicità delle sostanze.

Giornata Internazionale della Terra

Oggi celebriamo la Giornata Internazionale della Terra

La Giornata Internazionale della Terra oggi compie 47 anni dalla sua istituzione. Già negli anni ‘60 iniziava ad avvertirsi la necessità di tutelare il nostro pianeta, di abbandonare le energie prodotte da combustibili fossili e di intraprendere un percorso rispettoso del pianeta. Al culmine degli anni ’60 la fuoriuscita di petrolio da un pozzo della California ha determinato un disastro ambientale decretando definitivamente l’insorgere di movimenti di protesta contro la devastazione ambientale. Così, l’allora senatore Nelson, stabilì un principio universale per il quale “Tutte le persone, a prescindere dall’etnia, dal sesso, dal proprio reddito o provenienza geografica, hanno il diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile”.

Sulla base di tale principio il 22 aprile 1970, milioni di cittadini americani manifestarono in difesa della Terra.

Da quel giorno sono passati 47 anni e tanti di noi ancora si mobilitano per contribuire a tutelare questo pianeta e con esso la nostra stessa vita. Ci sono grandi tematiche ancora aperte: l’uso del glifosato, gli OGM, la deforestazione legata alla coltivazione delle palme da olio e così via. Oggi, però, voglio celebrare questa giornata internazionale della Terra con una dose di ottimismo e ricordare alcuni dei piccoli progetti che in Italia sono sorti in questi anni e che ci dicono che il cambiamento è già in corso. Sono piccole realtà che però ogni giorno ci ricordano il ruolo che ciascuno di noi ha nel percorso verso la tutela del nostro pianeta. Ad esempio, nel comune alpino di Reichersbeuern già dal 2014 è stato inaugurato un impianto a biogas alimentato essenzialmente da letame equino provenienti da maneggi dislocati in quella zona. L’ obiettivo è quello di rendere queste comunità completamente indipendenti dalle fonti fossili per i settori della mobilità, dell’energia elettrica e termica entro il 2035.

A Bari nel 2016 è stata inaugurata la prima Velostazione del Sud Italia nell’ambito del progetto Ecosistema Bici che permette ai pendolari di recarsi in stazione in bici in sostituzione all’auto.

A Casalmaggiore, cittadina di 15.000 abitanti in provincia di Cremona, è stata creata la Tangenziale dei bambini: 2 km di pista pedonale e ciclabile con  9 uscite verso i punti più importanti della città che permette ai bambini di spostarsi in sicurezza per recarsi a scuola incentivando la mobilità pedonale o ciclabile.

In Toscana alcune aziende agricole Biologiche di oliveti hanno iniziato ad utilizzare la sansa prodotta dalla semitura delle olive e dalla produzione dell’olio come nutriente del terreno. Questo ha permesso di evitare la produzione di residui chimici e il riutilizzo di un sottoprodotto.

Questi sono alcuni dei piccoli o grandi progetti attivati in questi anni che ci permettono di sperare per il futuro. Ormai nessuno riesce più a negare l’evidente necessità di invertire la rotta a tanti stanno già contribuendo all’inversione.

 

Buona Giornata Internazionale della Terra a tutti!

Giornata Internazionale di Lotta Contadina

Oggi celebriamo la Giornata Internazionale di Lotta Contadina. Ma cos’è? Si tratta di un’iniziativa indetta dal movimento de La Via Campesina in difesa dei piccoli contadini e allevatori di tutto il mondo per contribuire alla realizzazione di un modello agricolo e alimentare basato sui principi della Sovranità Alimentare. Tale iniziativa è stata sostenuta negli anni anche dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica. Cogliamo l’occasione di questo 17 Aprile per riflettere su ciò che sta accadendo in Italia e nel modo in relazione a queste tematiche e ci accorgiamo che, accanto alle multinazionali che cercano di rendere sempre più indisponibili le sementi, più speculativi i prezzi delle materie prime a scapito degli agricoltori, più produttiva la terra a scapito dell’ecosistema, più industriali i prodotti alimentari a scapito della salute troviamo un movimento di donne agricoltori che con il lavoro quotidiano cerca di invertire la rotta.

Oggi in Italia, infatti, si sta assistendo ad un fenomeno interessante: le Donne diventano imprenditrici agricole non solo alla guida delle aziende familiari ma anche come imprenditrici agricole di prima generazione. Tante di loro scelgono di condividere questa passione creando delle associazioni come, ad esempio, Donne in campo –  Associazione italiana di imprenditrici e donne dell’agricoltura – nata nel 1999. Oggi, si stima che nel 2020 alla guida di più del 40% delle aziende agricole ci saranno le donne (http://www.donneincampo.it/). Ma perché tutto questo è interessante? Perché ci permette di rilevare un’inversione di rotta: queste sono donne laureate, che hanno scelto la terra come realizzazione personale e professionale, che hanno a cuore l’ambiente scegliendo la pratica dell’agricoltura Biologica, dell’uso delle energie rinnovabili e dell’introduzione di nuove tecnologie. Spesso queste aziende sono dei luoghi aperti da visitare, in cui trascorrere qualche giorno di incontro con la natura. Alcuni diventano delle fattorie didattiche o degli Agriasilo o Agrinido. Un mondo in movimento che cancella con un colto di spugna le incertezze e ci fa pensare che un futuro è ancora possibile.

Buona Giornata Internazionale di Lotta Contadina a tutti!

Libera Terra: Bio batte mafia

Libera Terra: aziende agricole Bio sulle terre confiscate alla mafia

Ciò che rende ancor più affascinante il mondo del biologico, oltre all’elevata qualità del cibo che ne deriva, sono le storie dei produttori che con estrema difficoltà scelgono di lavorare quotidianamente in vista di un obiettivo alto. Tanti dei produttori che in questi anni abbiamo incontrato sono persone che hanno deciso di stravolgere la propria vita magari a causa di un evento improvviso o del desiderio di avvicinarsi alla natura, di vivere in armonia con la terra, di perseguire il fine del bene comune. Ognuno di loro ha scelto e ha deciso di intraprendere il percorso in salita verso la realizzazione del proprio progetto. Tanti ci hanno raccontato delle difficoltà e dei momenti in cui pensavano di non farcela. Tra le esperienze più forti ritroviamo quelle delle cooperative di Libera Terra, associazione Italiana che lavora costantemente alla valorizzazione di territori interessati dalle mafie partendo dal recupero sociale e produttivo dei luoghi confiscati. Sono tante le cooperative e le aziende agricole sorte su questo valore e tante realizzano anche inserimenti lavorativi di persone interessate da difficoltà specifiche. Quanti benefici apportano alla nostra società realtà produttive di questo tipo? Prodotti agricoli di eccellenza, nuova vita per luoghi di morte, inserimenti lavorativi di persone in condizione di difficoltà, sensibilizzazione sulle tematiche di lotta alla mafia e uscita dall’emarginazione di territori fortemente colpiti. Queste sono realtà che ogni giorno ci parlano di un’economia diversa, che non dimentica l’altro ma lo include conseguendo comunque un profitto. Queste aziende agricole ci ricordano ogni giorno che per rendere una realtà produttiva non è necessario distruggere un territorio, inquinarlo, sfruttarlo.

E’ per tutte queste ragioni che sul nostro sito trovare i Paccheri e le Caserecce Libera terra, entrambe Bio e trafilate al Bronzo.

I Paccheri sono prodotti col miglior grano duro raccolto sui terreni confiscati alla camorra. Sono lavorati secondo la tradizione dei Maestri Pastai di Gragnano. Questa pasta è dedicata a Don Peppe Diana il sacerdote ucciso nella sua chiesa il 19 marzo 1994 a Casal di Principe, per non aver mai chinato la testa contro la violenza e l’arroganza della Camorra.

Per la produzione delle Caserecce Libera Terra recupera la secolare tradizione della produzione di pasta nella città di Corleone, valorizzando l’esperienza dei maestri pastai della Cooperativa Rinascita Corleonese.
La pregiata semola, dopo essere stata impastata, viene trafilata al bronzo ed essiccata lentamente in celle statiche, preservando le straordinarie caratteristiche organolettiche delle migliori selezioni di grano duro.

Seguendo il link trovate la ricetta dei Paccheri Libera Terra ripieni di crema di Baccalà su letto ci fonduta di Parmigiano Reggiano. Potrebbe essere un’idea per il vostro pranzo di Pasqua.

Un’idea BUONA IN TUTTI I SENSI!

Risotto ai funghi Champignon

Risotto ai funghi Champignon versione vegan con funghi essiccati e polvere di fungo

Spesso mi capita di sentire che i funghi champignon sono privi di sapore e che richiedono l’aggiunta di burro, panna o formaggio per ottenere un piatto gustoso. Sicuramente questi risultano meno preziosi e saporiti di altri funghi come ad esempio i porcini o i cardoncelli pugliesi ma, se essiccati, acquistano profumo e sapore. Tutti gli amici che hanno deciso di provarli hanno confermato l’acquisto perché soddisfatti del risultato. Così saporiti per la preparazione dei risotti che permettono di evitare anche la mantecatura con burro e formaggio. Vi proponiamo una versione vegan del risotto che a noi piace molto.

Ricetta Risotto ai funghi Champignon

Ingredienti per 4 persone

  • 360 gr di riso vialone nano
  • 30 gr di Champignon essiccati a fette
  • 1 cipolla dorata
  • buccia grattuggiata di 1/4 di limone bio
  • polvere di fungo, sale e pepe q.b.

Per il Brodo vegetale

  • 2 l di acqua
  • 1 carota
  • 1 patate
  • 1 costa di sedano
  • 2 pomodori ciliegina
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 ciuffo di prezzemolo

Preparazione

Inserire le verdure appositamente pulite e lavate in 2 litri di acqua. Intanto che cuoce il brodo mettere a bagno i funghi in 500 ml di acqua per 15 minuti. Sbucciare una cipolla e tagliarla finemente. Inserirla in una casseruola e farla appassire con due mestoli di brodo per 10 minuti. Aggiungere i funghi e il riso. Far tostare per 2-3 minuti e aggiungere il brodo un pò per volta sino a completa cottura del riso. Chi volesse rinfrescare la ricetta potrebbe aggiungerci una grattugiata di buccia di limone bio. Spolverare con pepe nero e insaporire con olio extravergine di oliva. Accompagnare il piatto con una piccola ciotola contenente due cucchiaini di polvere di champignon essiccati. Arricchirà la presentazione, renderà il piatto più saporito  e eviterà l’aggiunta del formaggio!

Nel nostro sito, per la preparazione della ricett,a trovare il riso vialone nano bianco, i funghi Champignon essiccati a fette, la polvere di funghi Champignon. Tutto chiaramente Bio e Made in Italy.

SPAGHETTI AL TARASSACO

Spaghetti al Tarassaco: gusto di primavera!

Gli Spaghetti al Tarassaco è un piatto primaverile per eccellenza. Se dovessi pensare ad uno dei colori che mi ricorda di più la primavera, oltre all’azzurro del cielo e al verde delle foglie che ogni giorno arricchiscono i rami ancora spogli dell’inverno, penserei al giallo del Tarassaco. Tutti i prati, i parchi, le campagne italiane sono ricche di questo fiore giallo che in realtà ci ricorda l’abbondanza spontanea della natura. Questo fiore appartiene alla pianta del Tarassaco che rappresenta per noi una ricchezza in quanto commestibile. Il tarassaco ha delle grandi proprietà depurative e disintossicanti soprattutto per il nostro fegato e ci aiuta a lasciarci alle spalle il freddo inverno e a prepararci all’arrivo della temperatura più calda. E’ sufficiente allontanarsi dalla città per poter passare una giornata all’aria aperta e magari approfittare per raccogliere questa verdura spontanea. Le possibilità di utilizzo sono varie: possiamo preparare dell’insalata tritando le foglie di tarassaco molte piccole e unindole a cubetti di mela. Il tutto condito con sale, olio extravergine di oliva e aceto balsamico di Modena. In alternativa vi proponiamo una salsa per condire gli spaghetti che permetterà di condividere questa ricchezza anche con i non amanti del gusto amaro.

Ecco la ricetta degli Spaghetti al Tarassaco

Ingredienti (per 4 persone)

  • 400 gr di Spaghetti di semola di grano duro Bio
  • 1 kg di Tarassaco
  • 1 cipolla
  • 100 ml di crema di noci
  • sale, pepe q.b.

Procedimento

Pulire il tarassaco eliminando i fiori e la radice e mantenendo solo le foglie. Lavare in abbondante acqua. Tagliare finemente la cipolla e farla appassire con un mestolo di acqua coprendo con coperchio. Aggiungere il tarassaco e far cuocere con coperchio per 10 minuti. Intanto preparare la crema di noci (per la ricetta clicca qui)

Lessare gli spaghetti in abbondante acqua salata e due minuti prima della cottura far saltare gli spaghetti con il tarassaco e la cipolla. Aggiungere la crema di noci, l’olio extravergine di oliva, il pepe e servire subito.

Se non gradite il gusto un po’ amaro delle verdure potete scottare il tarassaco nell’acqua di cottura degli spaghetti prima di metterlo in padella. Così risulterà un pò più dolce.

sale aromatizzato: come prepararlo a casa

Come preparare il sale aromatizzato in casa?

Il sale aromatizzato potrebbe essere un’idea originale per arricchire le nostre tavole.

Della serie meno prodotti industriali ingeriamo e meglio è, cerchiamo di prepararlo a casa in modo da essere sicuri degli ingredienti. Questa è una possibilità di preparare qualcosa di semplice, originale e potenzialmente anche una valida idea regalo. Immaginate il figurone che faremmo se a tavola i nostri ospiti potessero scegliere tra 3 o 4 tipologie di sale? Magari il tutto condito con una presentazione interessante magari con piccoli vasetti in vetro o piccole ciotole a forma di cucchiaio. Interessante risulta anche la duplice funzione del sale e degli aromi: il sale viene reso profumato dagli agrumi o dalle erbe e queste ultime si conservano grazie alle proprietà del sale. Connubio perfetto!

Vi presentiamo tre idee che possono aiutarvi nella preparazione domestica ma, dopo aver appreso la tecnica, potrete sbizzarrire la vostra fantasia.

 

Sale aromatizzato al limone e timo

Ingredienti

  • 2-3 cucchiai abbondanti di sale grosso integrale
  • 1 limone biologico non trattato
  • 1 cucchiaino di timo Bio

Preparazione

Lavare il limone, asciugarlo e prelevare la scorza aiutandosi con un pelapatate. Cerchiamo di tagliare la scorza molto sottile per evitare che rimanga la parte bianca che potrebbe dare un retrogusto più amaro.

Riporre nel robot da cucina il sale, la scorza di limone e il cucchiaino di timo.

Tritare il tutto sino fino ad ottenere un composto di granelli della grandezza del sale fino.

Riporre il tutto in un essiccatore a 40° per 2 ore oppure in forno 50° per 30 minuti.

Lasciare raffreddare.

Adesso non ci rimane che riempire i nostri vasetti!

Utilizzo

Noi lo utilizziamo per aromatizzare il risotto ai funghi Champignon ma è perfetto anche per la preparazione del pesce (per chi lo mangia :-) ).

 

Sale aromatizzato al rosmarino

Ingredienti

  • 2-3 cucchiai abbondanti di sale grosso integrale
  • 1 cucchiaio di rosmarino Bio oppure 2 rametti

Preparazione

Come per il Sale aromatizzato al limone e timo.

Utilizzo

Perfetto per le Patate o in aggiunta alla zuppa di ceci!

 

Sale alle erbe aromatiche (per maggiori dettagli sui benefici clicca il link)

 Ingredienti

  • 200 gr di sale grosso integrale
  • 1 cucchiaio di rosmarino Bio
  • 1 cucchiaio di basilico Bio
  • 1 cucchiaio di erba cipollina Bio
  • 1 cucchiaio di prezzemolo Bio
  • 1 cucchiaio di salvia Bio
  • 1 spicchi di aglio (facoltativo) Bio
  • 1 cucchiaio di timo Bio

Preparazione

Come per il Sale aromatizzato al limone e timo.

Utilizzo

Preparazione di polpette o hamburger vegetariani. Preparazione di carne (per chi la mangia :-) ).

 

Fateci sapere com’è andata!

Dieta e cancro: quale relazione con carni rosse

Dieta e cancro: carni rosse conservate e tumore del tubo digerente

Dieta e cancro sembra ormai una relazione accertata eppure, allo stesso tempo, sembra che la pizza preferita dai bambini sia ancora con patatine fritte e wurstel. Ormai ovunque sono previsti menu bimbo composti proprio da alimenti come hamburger, wurstel, prosciutto cotto, etc  e magari accompagnati da una bibita gasata e zuccherata. Il prezzo chiaramente è accessibile a tutti! Ma questo è davvero un menu bimbi o semplicemente un modo per tenerli a tavola tranquilli? E inoltre siamo proprio sicuri che questo sia il loro pasto preferito o siamo noi che ci siamo convinti di questo proponendolo a loro e rendendo poi il tutto un’abitudine? A questi interrogativi non può esserci una risposta certa e univoca ma ciò che sappiamo è che L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha inserito le carni rosse e lavorate fra le sostanze che possono causare il cancro. Già nel 2015, infatti, è stato pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Oncology il risultato di un attento esame realizzato su oltre 800 studi epidemiologici di tutto il mondo aventi ad oggetto l’associazione fra carni rosse e insorgenza di cancro. In seguito a tale esame gli esperti hanno classificato come cancerogeni certi le carni rosse lavorate. La pubblicazione recita: “sulla base di sufficienti evidenze legano al tumore del colon le carni rosse lavorate ovvero quelle salate, essiccate, fermentate, affumicate, trattate con conservanti per migliorarne il sapore o la conservazione. Inoltre un legame è stato individuato anche con il tumore allo stomaco”.

E cosa succede se invece la carne rossa non è conservata ma fresca? Alimenti come la carne di maiale, la carne di cavallo, la carne di manzo e così via sono stati inseriti dalla stessa organizzazione nella classificazione dei probabili cancerogeni. La pubblicazione, infatti, riferisce che  “i numerosi e rilevanti dati dimostrano un’associazione positiva fra carni rosse e soprattutto cancro al colon, ma anche tumori di pancreas e prostata”.

Questi dati evidenziano quindi una certa relazione tra Dieta e Cancro.

Abbiamo provato a capire cosa ne pensa a tal proposito l’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (Airc) e anche sul loro sito si legge “gli studi su salumi e insaccati hanno una qualità e un’ampiezza tale da farci dire con sicurezza che i salumi possono aumentare il rischio di ammalarsi, mentre che gli studi sulle carni rosse sono statisticamente meno forti e quindi ci permettono solo di dire che probabilmente l’associazione esiste”.

E se ne mangio meno? La stessa AIRC scrive che “Un consumo modesto di carni rosse non aumenta in modo sostanziale il rischio di ammalarsi di cancro del colon-retto in individui a basso rischio di partenza, ma è comunque associato a un maggior rischio di sviluppare diabete e malattie cardiovascolari.” Quindi ci sembra di capire che un consumo modesto ci lascia incerti sul cancro ma sicuramente più esposti a altre patologie gravi come il diabete e le malattie cardiovascolari.

La Dott.ssa Villarini, Biologa e specialista in scienza dell’alimentazione e autrice di “Prevenire i tumori mangiando con gusto” – libro consigliato da IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – già nel 2009 scriveva “una delle conoscenze più consolidate su dieta e cancro è la relazione fra il consumo di carni rosse e conservate (salumi, wurstel, hamburger e simili) e tumori del tubo digerente”.

A questo punto credo che l’interrogativo sia d’obbligo: “Come mai anche nelle strutture ospedaliere e nei reparti oncologici somministrano ancora questo tipo di alimenti?” Assistendo ad un’intervista fatta qualche anno fa al Dott. Franco Berrino – Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva, Istituto Nazionale Tumori di Milano – nella quale fu posto lo stesso interrogativo lui rispose “Diffidate del cibo dell’ospedale”.

E noi? Noi possiamo scegliere ogni giorno di cosa nutrirci sulla base di questi dati.

E per i più piccoli bisogna considerare che già dai 3 anni si gettano le basi per la salute da adulto, per il funzionamento del metabolismo e per lo sviluppo del sistema immunitario.

Banana Bread con farina di miglio

Banana Bread con o senza?

Chi ha fatto la scelta di curarsi della propria alimentazione sa perfettamente che il primo passo è quello di identificare gli alimenti pro. Il secondo è quello di ricercare delle ricette che possano fare al proprio caso. Questo è un passaggio necessario perchè dobbiamo apprendere un nuovo modo di cucinare. Inoltre, seguire – almeno all’inizio –  ricette già sperimentate da altri ci permette di avere una guida e anche una probabilità di successo più alta che quindi ci spingerà a continuare lungo questo percorso. Se ci facciamo caso, però, uno dei modi più utilizzati per cercare le ricette giuste è accompagnare il nome della ricetta seguito dalla parola “SENZA”. Crema “SENZA” uova, “SENZA” latte, “SENZA” glutine e così via. Già il nostro modo di ricerca ci fa pensare a una rinuncia. In realtà sarebbe bello riuscire a cercare delle ricette con un’accezione positiva: Banana Bread con farina di miglio, Crema con latte alle mandorle e così via. La nostra non è una rinuncia ma una scelta consapevole! :-)

Per questo oggi vi proponiamo la ricetta del Banana Bread con farina di miglio. Provatela!

Ingredienti

Procedimento

Mescolare la farina di miglio con la farina di riso e lo zucchero di canna.  Schiacciare due banane mature e aggiungerle alla farina. Impastare il tutto. Mescolare il latte di mandorle precedentemente preparato con l’olio di semi di girasole e aggiungere il tutto al composto. Mescolare. Lavorare l’impasto ottenuto con un frullino (con fruste da impasto) o con un robot da cucina per 12 minuti. L’impasto deve risultare cremoso e omogeneo. Sgusciare la frutta secca e tritarla al coltello. Aggiungere all’impasto 2/3 della granella ottenuta e i semi di chia. Versare l’impasto in una teglia precedentemente oliata. Cospargere il tutto con la granella di frutta a guscio rimasta e infornate per 25/30 minuti a 180°.

Per colazione o merenda, accompagnato al nostro succo di mela Bio, questo Banana Bread è una vera delizia!

Nel nostro sito potete trovare le mandorle di Sicilia, la farina di miglio macinata a pietra, l’olio di semi di girasole spemuto a freddo e il succo di mele per accopagnare il nostro Banana Bread. Chiaramente tutto Bio e rigorosamente Made in Italy!

Parabeni negli alimenti. Quali i rischi?

Cosa sono i Parabeni? Quale effetto hanno sul nostro organismo? Lo sapevate che i Parabeni sono presenti anche negli alimenti?

Negli ultimi anni è stato forte l’effetto mediatico contro l’uso dei parabeni e sugli effetti negativi che questi hanno sul nostro corpo. Solitamente, però, abbiamo sempre trovato queste sostanze associate ai prodotti cosmetici o per la detersione del nostro corpo tanto che sono varie le aziende che hanno iniziato a produrre prodotti Paraben Free. Ma lo sapevate che queste sostanze sono presenti anche nei nostri alimenti?

Proviamo insieme a capire cosa sono, dove sono e come evitarli.

I Parabeni fanno parte della famiglia degli interferenti endocrini. Questi sono sostanze chimiche che, imitando gli ormoni naturali, modificano il sistema endocrino di uomini e animali. Il sistema endocrino è quello preposto al coordinamento dell’attività ormonale ed é fondamentale per regolare processi vitali come il tasso della glicemia, la pressione sanguigna, lo sviluppo embrionale e così via. Queste sostanze sono ormai purtroppo ovunque: nelle padelle antiaderenti, nei giocattoli dei bambini per renderli più morbidi,  in prodotti per la cosmesi e la detersione del corpo come creme, shampoo, deodoranti, etc perché fungono da antifungini e conservanti. Sono proprio queste due funzioni che fanno si che tali sostanze così impattanti per il nostro organismo siano presenti anche nel cibo di cui ci nutriamo. I parabeni più presenti nei nostri alimenti sono:

Il metilparabene (E218 e il suo sale sodico E219) utilizzato per prodotti alimentari, shampoo, saponi e cosmetici;

Il Propilparabene (E216) utilizzati per prodotti alimentari, cosmesi e farmaci;

L’Etilparabene (E214) utilizzato nei prodotti alimentari.

Avendo la funzione di ritardare la decomposizione dei prodotti, tali sostanze sono largamente utilizzati nei prodotti a lunga conservazione come marmellate, carne in scatola, pesce, bibite e tanto altro. Tra i vari effetti negativi riscontrabili per il nostro organismo ritroviamo l’infertilità femminile e il tumore al seno.

Alcuni a questo punto si chiederanno come mai queste sostanze tossiche sono ancora utilizzate e non vietate. In realtà tali sostanze sono autorizzate imponendo alle aziende produttrici un limite massimo per prodotto. Il limite soglia é imposto dal livello di tossicità sopportabile per il nostro organismo ed è determinato attraverso esperimenti di laboratorio. La questione é che ció che accade fuori dal laboratorio é un pó più complesso: come gestire l’accumulo di sostanze? con quante sostanze tossiche entriamo in contatto per inalazione, ingestione, assorbimento della pelle? questo non é possibile determinarlo in maniera generale. Ognuno di noi ha abitudini quotidiane diverse e sostanze diverse con cui entra in contatto. Ed ecco che si fa presto a superare il limite soglia e quindi a sottoporre il nostro organismo a livelli di tossicità insostenibile.

Come evitarli? Adesso che li conoscete basta leggere le etichette e evitare tutti quei prodotti che li contengono!

Buona ricerca a tutti!

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