Alimentazione e cancro: cosa mangiare?

Alimentazione e cancro: ma il cibo può davvero aiutare?

Chi si trova a dover affrontare un percorso di cura, si trova anche sommerso di varie indicazioni spesso contrastanti tra di loro. C’è chi sostiene la sola cura “ospedaliera” screditando la validità di qualsiasi ulteriore apporto. C’è chi invece reagisce con forza contro la “cultura ospedaliera” diffidando a prescindere e optando per le sole cure dette “alternative”. C’è chi riconosce il nesso tra alimentazione e cancro ma non crede alla capacità di incidere sulla cura quando la malattia si è già presentata e c’è chi, invece, sostiene di curare con il cibo. Il paziente a quel punto si trova più impaurito di prima e si sente incapace di discernere ciò che è bene per se. Così ho provato ad analizzare alcuni degli studi in materia di alimentazione e patologie per provare a chiarirci insieme le idee.

Nel cibo tra le varie sostanze è possibile trovarne alcune che nutrono le cellule tumorali. Individuarli sicuramente può aiutare i pazienti nel percorso di cura. Tra queste sostanze ritroviamo le poliammide di cui le cellule tumorali sono ghiotte. Tali sostanze possono entrare nel nostro corpo anche attraverso il cibo. Quale? La carne e più nel dettaglio attraverso il meccanismo di putrefazione delle proteine della carne all’interno dell’intestino, le verdure a frutto come i pomodori, le melanzane, eccetera. La buona notizia è che ci sono degli alimenti che contrastano tali sostanze come per esempio i limoni, il sedano, la curcuma.

Altri cibi che sarebbe meglio evitare sono quelli che incrementano il livello di glucosio nel sangue (glicemia) determinando un incremento dell’insulina, ormone prodotto dal Pancreas che ha come funzione quella di far assorbire il glucosio dalle nostre cellule e mantenere costante il tasso di zuccheri. Quando l’insulina viene prodotta in grandi quantità, si determina la produzione del fattore di crescita cellulare conosciuto come somatomedina e, nelle donne, del testosterone che rappresenta un fattore di rischio importante per il cancro al seno. Molti di questi alimenti sono entrati a far parte del consumo quotidiano come il pane di farina 00, i dolci di pasticceria, le patate. Questi alimenti dovrebbero essere evitati o mangiati saltuariamente.

Ci sono alimenti che invece cedono glucosio più lentamente o che rallentano la velocità di assorbimento del glucosio. Tra questi ritroviamo il riso integrale e i cereali non raffinati, i legumi come le lenticchie, i ceci, i fagioli, i piselli. I semi oleaginosi che favoriscono il buon funzionamento dell’insulina come le noci, le mandorle, i pistacchi, il sesamo.

Tutto questo ci fa inevitabilmente concludere che l’alimentazione gioca un ruolo importantissimo nella cura del nostro corpo in generale e nello specifico che la cura del cibo può anche contribuire alla buona riuscita di un percorso di cura e di guarigione. L’idea è che se c’è un nesso tra alimentazione e cancro nel senso che l’abitudine ad alimentarsi male può agevolare l’insorgenza di tumori è vero anche che una corretta alimentazione può sostenere un percorso di cura.

Oltre all’alimento in se importante risulta la cottura e la conservazione dello stesso.

In relazione alla cottura, L’EFSA – autorità europea sulla sicurezza alimentare – ha dichiarato già nel 2014 la cancerogenicità di una sostanza detta Acrilammide. https://www.efsa.europa.eu/it/press/news/140701

Nel comunicato la stessa Efsa annunciava “sulla base degli studi sugli animali, l’acrilammide negli alimenti aumenta potenzialmente il rischio di cancro per i consumatori in tutte le fasce d’età. L’acrilammide negli alimenti è prodotta dalla stessa reazione chimica che conferisce al cibo la “doratura” – rendendolo anche più gustoso – durante la normale cottura ad alta temperatura (+150°C) in ambito domestico, nella ristorazione e nell’industria alimentare.” La stessa EFSA ha stilato un rapporto in cui valuta i livelli di acrilammide e di altre sostanze nocive nel cibo (2015-2016).

Infine va fatto almeno un cenno all’importanza della conservazione dei cibi. Tra i vari aspetti, per semplicità, scelgo di analizzare solo quello relativo ai contenitori che potrebbero far migrare sostanze tossiche o cancerogene dal contenitore al cibo che ingeriamo. Tra questi troviamo la plastica e le lattine. Da un’inchiesta di Report di ottobre 2016, è emerso che” Le plastiche sono colorate, morbide, dure, trasparenti, ma per realizzarle servono plastificanti, antiossidanti, inchiostri, solventi. Una piccola dose di sostanze chimiche migra dal contenitore al cibo. Ci sono delle norme europee da rispettare e dei limiti da non superare perché alcune sostanze interferiscono col sistema endocrino, e altre sono cancerogene. Però si scopre che il limite consentito per il bisfenolo A, contenuto in molte lattine (dalla conserva al tonno), per le autorità sanitarie francesi non è sicuro, e quella sostanza in Francia è stata bandita. Un calcolo che nessuno ha fatto è sulla somma delle sostanze che a fine giornata una persona assume. Invece per quel che riguarda le dose massime giornaliere consentite, si riferiscono a un adulto di sessanta chili. Nessuno sa quale sia la dose tollerabile per un bambino.

Anche nel “il venerdi di Repubblica” del 21 aprile 2017 é stato  pubblicato un articolo dal titolo “quei veleni nascosti dove meno te l’aspetti” attraverso il quale la giornalista Silvia Bencivelli racconta delle sostanze pericolose contenute in prodotti come le plastiche che avvolgono alimenti e contengono bevande.

L’indicazione è quindi quella di prediligere barattoli in vetro e certificati per evitare che il nostro cibo perfetto si trasformi in un attentato per il nostro copro.

 

N.B. Questo articolo non può essere considerato sostitutivo di indicazioni mediche specifiche.

Monica D'Imperio
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